AI, dove finiremo?
Un giorno apparvero le macchine e la gente si chiese che fine avrebbero fatto i costruttori di calessi.
Poi apparve la posta elettronica e la gente si chiese che fine avrebbero fatto i postini.
Apparvero le ruspe e la gente si chiese che fine avrebbero fatto gli operai.
Il più grande spauracchio dell’umanità: il progresso e la sua ancestrale battaglia contro il mondo del lavoro.
“Il lavoro nobilita l’uomo”
La cultura occidentale, da Hegel a Marx fino alla Costituzione Italiana, ha sempre sostenuto un principio fondamentale: l’importanza del lavoro.
Per noi il lavoro non è il semplice mezzo per guadagnarsi da vivere, il lavoro ci identifica, fonda il diritto di appartenenza alla nostra società, conferisce diritti e doveri.
Insomma, il lavoro ci rende umani, “nobilita l‘uomo” nel senso più specista del termine.
La nostra peculiarità come specie, ciò che ci distingue del resto degli esseri viventi, è questa capacità di plasmare la natura a nostro piacimento, piegarla alle nostre necessità.
Lavorare permette a noi individui di aderire al modello ontologico, così come lo intendiamo, di essere umano.
Laboro ergo sum, verrebbe da dire.
Il mosaico di lavori distribuiti tra gli individui che compongono una società è l’impronta digitale della stessa.
Le necessità di una società, a cui corrispondo figure professionali che si adoperano per rispondervi, sono l’istantanea delle logiche profonde che governano il dispiegarsi nel tempo della vita di quella società.
Una nuova rivoluzione industriale
Il progresso tecnologico sconvolge questo quadro statico e rassicurante.
Rimette tutto in discussione, se sei stato indispensabile fino a ieri oggi non lo sei più.
Basti pensare alle rivoluzioni industriali nella storia, che come meteoriti, hanno portato in dote l’estinzione di innumerevoli figure professionali.
Oggi sta succedendo la stessa cosa.
Siamo nel pieno di una rivoluzione industriale che porterà ad un’altra grande estinzione di messa e la più grande paura è rappresentata dall’avvento delle AI.
Il boom delle AI sta riportando in auge la riflessione sul futuro del mondo del lavoro.
Qualcuno pensi ai bambini!!!
“Dove andremo a finire?”
“I giovani d’oggi non sapranno più fare nulla!”
Niente di nuovo.
Il lavoro cambierà, il mondo cambierà, ma il cambiamento, lezione spesso dimenticata della storia, non è mai assolutamente in peggio e mai assolutamente in meglio.
Il mondo cambia. E basta.
Allora tranquillizziamoci e vediamo il mondo per quello che pensiamo sarà, agiamo di conseguenza, anticipiamo le nuove necessità.
Questo è tutto ciò che possiamo fare, questo è tutto ciò che abbiamo sempre potuto fare.
Se ci illudiamo che il mondo possa aver raggiunto la sua forma finale, accade solo perché la vita di un singolo individuo è troppo breve per cogliere la complessità dell’intera storia della realtà.
In fondo, siamo solo un battito di ciglia da qualche parte, persi nel tempo.
E per rispondere alle domande in apertura:
Il figlio del costruttore di calessi lavora alla Tesla.
Il figlio del postino condegna i pacchi di Amazon.
Il figlio dell’operaio costruisce ruspe.